Combat entre Achille et Enée

Remonter

   
 
LIBRO XX
 
Combattimento fra Achille ed Enea
versi 256-291
 

«Non on mi convincerai a parole prima di uno scontro

 con le armi. E lo voglio subito. Via, alle lance!»

 Disse e scagliò l’asta potente

 contro lo scudo énorme, terribile, di Achille.

 Colpito dalla punta del bronzo esso vibré con cupo

 rombo. Achille, turbato, lo sviò da sé

 con la mano robusta. Credeva che l’arma di Enea

 potesse forarlo. Non sapeva, ingenuo,

 che è difficile agii uomini vincere o spezzare

 i doni gloriosi degli dèi. E nemmeno ora

 la grande lancia di Enea spaccò lo scudo di Achille.

 L’oro del dio l’aveva fermato. L’asta bucò due piastre,

 ma ne restavano ancora tre. Il dio zoppo nel farlo

 ne mise cinque, una sull’altra : due di bronzo,

 due di stagne e una interna d’oro. Fu questa

 a trattenere l'arma. Achille fu il seconde

 a tirare l’asta, e raggiunse lo scudo di Enea

 nell’orlo estremo, dove il bronzo era più debole

 e si tendeva sottilissima la pelle di bue.

 

La lancia di Achille passò da parte a parte lo scudo

 che si udì risonare. Enea si raccolse,

 e tremante lo spostò da sé. L’asta

 aveva traversato il doppio cerchio dello scudo

 che ripara il petto e, sfiorando la sua spalla,

 si era confitta nella terra. Evitata la grande lancia,

 rimase fermo, indeciso, e un dolore infinito

 gli scese negli occhi. Aveva paura : l’asta

 era là piantata nel suolo molto vicina a lui.

 Achille con furia, uriando, mise fueri la spada

 affilata. Allora Enea prese con fatica

 un macigno che nemmeno due uomini

 (corne sono ora i mortali) potrebbero alzare.

 Egli da solo lo faceva girare facilmente nella mano

 e con esso poteva forse colpire Achille o nell’elmo

 o sullo scudo ma non dargli la triste morte,

 mentre Achille gli avrebbe tolto la vita

 con la spada, se Posidone che scuote la terra

 non l’avesse visto chiaramente.