Mentre
erano in lacrime, Zeus ebbe pietà di loro
e
disse rapido ad Atena: «Hai abbandonato
il
tuo eroe? Non ami dunque più Achille, figlia?
Egli
è davanti alle navi e piange il suo amico.
Gli
altri vanno a mangiare, egli no.
Versagli
nel petto nettare e ambrosia
e
la fame non potrà abbatterlo». Così dicendo
incitò
Atena ansiosa che corne un falco dalle lunghe
ali,
con alto grido, scese dal cielo
attraverso
l'aria. Gli Achei si arrnavano veloci
nel
campo. Atena versò nettare e amabile ambrosia
ad
Achille : la fame non gli avrebbe piegato
più
le membra, poi tornò dal potente padre.
I
Greci intanto si riversavano fuori dalle navi.
Come
quando i fiocchi di neve scendono fitti,
gelidi,
sotto la furia di Borea,
così
venivano giù dalle navi eirni lucidi e scudi
e
forti corazze e lance. Al cielo
giungeva
il riverbero luminoso e la terra
rideva
al luccicare del bronzo. Si udiva il rumore
dei
piedi dei soldati. E
il glorioso Achille
si
armava con gli altri Greci. I suoi occhi
mandavano
lampi di fuoco, i denti stridevano
e
sentiva angoscia nel cuore.