Così
disse Zeus e Apollo ubbidi al padre.
E
venne giù dalle montagne dell’ida
simile
allô sparviero, il più veloce degli uccelli,
che
uccide di colpo le colombe. E trovò Ettore
risplendente,
il figlio di Priamo, non più disteso
ma
seduto. Gli erano tomate le forze
e
riconosceva già i compagni intorno a lui.
Non
aveva più affanno né sudore
ora
che la mente di Zeus l'aveva svegliato.
Apollo
che gli stava vicino gli disse : « Ettore,
perché
te ne stai ancora in disparte?
Certo
hai qualche dolore». Gli rispose Ettore
con
voce debole : « Chi sei tu, dio pietoso,
che
mi rivolgi queste domande? Non s ai che Aiace
presse
le navi achee mentre uccidevo i suoi compagni
mi
colpì nel petto con un macigno
e
mi tolse ogni forza? lo già credevo
di
vedere oggi i morti e le case dell'Ade.
Ero
già all’ultimo respiro». Apollo
così
rispose : « Coraggio, Zeus mi manda
dall’ida
per aiutarti. Sono Febo Apollo
dalla
spada d'oro. Da
tempo proteggo te
e
la tua città. Ora incita i guerrieri dei carri
a
guidare i cavalli veloci verso le navi.
lo
vado avanti a spianare la strada ai cavalli
e
a disperdere i combattenti achei». Disse,
e
subito una grande forza entrò in Ettore,
capo
degli eserciti troiani.