Rencontre de Glaucos et Dioméde

Remonter

   
 
LIBRO VI
 
Incontri di Glauco e Diomede
versi 119-151
 

Glauco, figlio di lppòloco, e Diomede

 si trovarono sul campo ansiosi di combattere.

 Erano già vicini, andando l'uno contro l’altro,

 quando Diomede, abile nel grido di guerra,

 disse : « Chi sei tu, nobile fra gli uornini?

 Non ti ho mai visto prima nella battaglia

- gloria dei combattenti - . E ora primo

 fra tutti sfidi la mia lancia con coraggio.

 Figli di povera gente provano la mia forza;

 ma se tu sei un immortale sceso dal cielo

 io non voglio combattere con un dio.

 Il figlio di Driante, il forte Licurgo,

 non ebbe lunga vita dopo avère lottato

 contro gli dèi. Egli insegui una volta

 le nutrici di Dioniso in delirio sul sacro

 Niseo. Esse gettarono i tirsi a terra

 battute con un nervo di bue da Licurgo

 omicida. Spaventato, Dioniso s'immerse

 nelle onde dei mare. Teti l'accolse

 ancora pieno di paura e tremante

 per la minaccia di Licurgo. Gli dèi,

 che vivono lieti, furono presi dall’ira

 contro di lui, e il figlio di Crono gli toise la vista

Non visse molto, odiato così dai Celesti.

 No, non voglio lottare contro gli dèi felici.

 Se invece sei mortale e mangi i frutti dei campi,

 avvicinati pure, arriverai prima

 al confine délla morte ». Parlò poi il figlio

 di lppòloco: «Perché, Diomede, chiedi la mia origine?

 La razza degli uomini è simile alle foglie :

 il vento le getta a terra e altre ne rinascono

 nella seiva che germoglia a primavera.

 Così le generazioni degli uomini :

 una nasce, l’altra scompare.

 Se vuoi sapere anche la mia origine

 e conoscerla bene, non sono moiti a ignorarla».