Evocation du poëme

Remonter

   
 

 

LIBRO I
Inizio del Poema
versi 1-31

  

 

 

 

 Canta l’ira fatale di Achille, o Dea,

 del figlio di Peleo, che dolori senza fine

 porto agli Achei e moiti grandi eroi,

 pasto ai cani e agli uccelli di rapina,

 trascinô nell'Ade. Cosi volle Zeus da quando

 un odio ostinato divise il figlio di Atreo,

 re di forti guerrieri, e il valoroso Achille.

 Ma chi degli dèi spinse l’uno contro l'altro?

 Apollo, il figlio di Zeus e di Latona,

 che in discordia col re provocô nel campo

 un'epidemia maligna. Non si contavano i morti:

 colpa di Agamennone, della sua offesa a Crise.

 Il sacerdote era venuto allé navi degli Achei

 con numerosi doni per riavere la figlia.  

Portava avvolte in cima allô scettro d'oro

 le bende di Apollo. E supplicava gli Achei,

 e fra tutti i due figli di Atreo

 che avevano il comando degli eserciti:

 « Atridi, Achei, che gli immortali dell’Olimpo

 vi concedano di abbattere la città di Priamo

 e di tornare felici nella vostra patria.

 Ma ridatemi libera la mia cara figlia,

 prendete in cambio questi doni e pregate Apollo

 figlio di Zeus». Applaudirono gli Achei

 convinti che si doveva onorare Crise

 e accogliere le sue offerte preziose.

 Ma Agamennone non amava questo nel suo cuore,

 e mando via Crise aspramente con parole brutali:

 « Che non ti trovi mai più, vecchio, presso le navi.

 Non ti servirebbero allora né lo scettro

 né le bende del dio. Non lascero libera tua figlia;

 diventerà vecchia lontana dalla patria

 nella mia casa in Argo,

 intenta al telaio e accolta nel mio letto».